Storia del Karate
Origini
Narrare la storia e l’origine de karate è assai complesso, poiché spesso i fatti si mescolano in modo indissolubile con le leggende fino ad ottenere un impasto omogeneo tanto da non permettere la separazione degli uni dalle altre.
Secondo la tradizione, le radici di quello che in seguito fu denominato Karate affondano attorno al 520 d.c., quando il monaco buddista indiano Bodhidharma si ritirò presso il Monastero Shaolin nella provincia di Henan, situata nel centro della Cina. Il suo intento fu quello di creare un metodo di allenamento sia fisico che mentale, capace di far fronte alla rigida disciplina imposta dal monastero ed in esso fuse il Senzui, disciplina con la quale è possibile purificare l’animo attraverso la luce spirituale, con l’Ekkin, tecnica di potenziamento della forza muscolare attraverso l’allenamento fisico. In questo modo nacque l’arte cinese del combattimento. Questa cominciò ad essere praticata anche nell’arcipelago a sud del Giappone chiamato Ryukyu, ed in particolare in una delle sue isole, Okinawa, grazie ad alcune delegazioni inviate dall’imperatore cinese che tra la metà del XIV sec. e la metà del XIX sec vi si stabilirono stabilmente. In special modo il gruppo di famiglie cinesi insediatesi nel villaggio di Kume, che ben presto ebbero un ruolo importante negli affari del regno, diedero inizio ad una, non documentata ma quasi certa, importazione del combattimento a mano nuda, chiamato te, cioè mano. Rapidamente l’insegnamento di quest’ arte divenne esclusivo appannaggio dei nobili, per i quali costituiva più che altro una manifestazione simbolica del loro rango e del loro potere.
Da privilegio a tecnica di difesa
Nel XV secolo il re che governava il regno di Ryukyu, proibì di portare o tenere armi e quando, nel 1609, i signori giapponesi di Satsuma invasero il paese, venne mantenuta tale proibizione. Questo episodio è considerato da alcuni la genesi del karate, ma ciò è vero solo in minima parte poiché la sua formazione fu molto più articolata e complessa. I nuovi regnanti integrarono al regime feudale giapponese, un sistema gerarchico che divenne sempre più rigido, fino all’apice nel XVII sec.. Per questo, durante il secolo successivo le classi più alte della società s’impoverirono e cominciarono a dedicarsi al commercio, all’artigianato e infine all’agricoltura. Grazie a questa mobilità sociale, l’arte segreta dei nobili iniziò a penetrare anche negli altri strati sociali. Poco per volta si formarono reti di trasmissione nascoste dell’arte marziale e, poiché la sua conoscenza restava uno dei pochissimi segni dell’antico alto lignaggio, veniva tramandata ad una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico. Nelle fasce più basse però, cominciò ad essere concepita come mezzo di difesa contro la dominazione dei Satsuma che controllavano l’armamento della popolazione, e fu così che l’arte cinese del combattimento si trasfuse in una nuova forma di lotta. Inoltre, è documentato che a partire dal XVII secolo, alcuni abitanti dell’isola si recarono in Cina per motivi commerciali e vi permasero per alcuni anni. Qui, in molti casi, cercarono di apprendere le tecniche di combattimento a mani nude, ma essendo un’arte basata su profondi concetti filosofici e su un’elaborata conoscenza del corpo umano, non si poteva imparare nell’arco di pochi anni. Così le brevi sequenze tecniche riportate ad Okinawa furono sapientemente elaborate dagli abitanti che le trasformarono adattandole alla loro morfologia e stile di vita.
Le prime scuole di tè
Il signore di Okinawa ed esperto di te che tentò di codificare le arti diffuse nell’isola fu Kanga Sakugawa. I suoi sforzi però non ebbero i frutti sperati poiché non si trova traccia di una vera e propria scuola prima dell’inizio del XIX sec. È a partire da questo periodo che si svilupparono diverse scuole denominate in base alle località nelle quali sorsero. Una scuola particolarmente autonoma rispetto alle altre fu quella del Naha-te, fondata da Kanryo Higaonna. Egli, in seguito ad un soggiorno in Cina di quindici anni, fondò a Naha la sua scuola, da cui nacque il Goju-ryu. Venne così chiamato da un allievo di Higaonna, Chojun Miyagi, ed anche oggi è possibile trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te (Goju-ryu) e l’arte del combattimento del sud della Cina. La tradizione giapponese invece, si trasfuse in altri due stili, molto simili tra loro, che rappresentano quindi il prodotto originale dell’arte del combattimento nata dalla cultura di Okinawa. Essi sono il Tomari-te e lo Shuri-te, nato a Shuri. Quest’ultimo giocò un ruolo fondamentale nello sviluppo del karate moderno, grazie sopratutto al suo fondatore, Sōkon Matsumura.
Matsumura e Itosu, i grandi maestri del passato
Sōkon Matsumura fu il primo grande maestro a strutturare l’arte insegnata ad Okinawa in maniera organica e solo con lui la storia del karate acquista contorni più definiti, sebbene la sua storia assume a tratti caratteri mitologici. Alcuni lo ritengono discepolo di Sakugawa, benché secondo la tradizione orale, fu un cinese chiamato Iwa, che egli stesso indicò come suo maestro, a trasmettergli l’arte cinese del combattimento. L’arte da lui trasmessa, pervenuta fino a noi, risulta formata dall’integrazione di tre elementi: la conoscenza tecnica dell’arte autoctona di Okinawa, la pratica dell’arte giapponese della spada, della scuola Jigen-ryū, ed infine l’arte cinese del combattimento. Il suo ruolo nella storia del karate è fondamentale anche perché formò molti di coloro che sarebbero diventati grandi maestri di quest’arte. Tra questi, il più importante fu senza dubbio Anko Itosu che compì una grande innovazione nell’insegnamento del karate. Infatti sino ad allora ogni maestro tramandava quest’arte a uno o due allievi alla volta, mentre con lui divenne una formazione di massa. Nel 1901 riuscì a far introdurre il karate nell’educazione scolastica mutando radicalmente il suo insegnamento. Itosu, ispirandosi ai metodi di formazione dei soldati, cominciò a impartire gli ordini agli allievi gridando un comando per ogni gesto da eseguire. Inoltre, per facilitare l’apprendimento modificò i kata esistenti e ne elaborò di nuovi, creando dapprima i tre kata Naifanchi, a partire dal Naifanchi classico, ed in seguito i cinque Pinan. Infine la straordinaria capacità pedagogica di Itosu viene palesata dalla grande preparazione dei suoi allievi, molti dei quali diventarono fondatori di stili importanti, uno su tutti Gichin Funakoshi fondatore dello stile Shotokan.